Università e Miseria: intervento di R.P. François-Xavier Dumortier

Parole d’accoglienza dal R.P. François-Xavier Dumortier, Rettore della Pontificia Università Gregoriana, in occasione della tavola rotonda svoltasi l’8 ottobre 2010 presso la Pontificia Università Gregoriana

Carissimi professori Debuyst e Digneffe,
Carissimi Marc Leclerc e Jean Tonglet,

All’inizio della vostra conferenza, vorrei accogliervi molto calorosamente nella nostra Università, la Pontificia Università Gregoriana. La Gregoriana è felice ed onorata dalla vostra presenza e vorrei darvi il benvenuto.
Come saprete, la Pontificia Università Gregoriana è l’erede e la continuatrice del Collegio Romano che Sant’Ignazio di Loyola ha aperto nel mille cinque cento cinquant’uno come Scuola di Grammatica e di Dottrina Cristiana ; era la prima istituzione di formazione universitaria della Compagnia ed è stata affidata alla Compagnia di Gesù dal Santo Padre.
Permettetemi di proseguire in francese, dicendovi perché sono particolarmente felice di accogliervi, per tre grandi ragioni.
1) Perché accogliervi, è accogliere ATD e ciò che rappresenta questo movimento. Ho personalmente un immenso rispetto per ATD … e mi ricordo sempre la prima volta che ho sentito Padre Joseph – era in un convegno sull’alcolismo; egli ha parlato dopo che avessimo ascoltato un certo numero di specialisti della salute e dell’analisi sociale: la povertà, cioè gli uomini e le donne che vivono questa situazione, era l’oggetto dei loro discorsi, certo informati e generosi, ma distaccati e freddi; poi ha parlato Padre Joseph … Ha parlato di sé, della sua esperienza, dell’umanità di coloro che sembrano lontani dai luoghi di socialità abituale e ci ha obbligati ad un cambio dello sguardo: senza rimprovero ma molto chiaramente ci ha portati a guardare la società con gli occhi dei più piccoli … Lasciando il convegno mi sono detto che senza una parola come la sua il mondo sarebbe ghiacciato e diventerebbe disumano pur nell’azione sociale che rischierebbe presto di non essere che un programma sociale con degli obiettivi e un budget …
2) Perché siamo un’Università cattolica – cioè abitata dalla preoccupazione del più universale -, pontificia, cioè legata al successore di Pietro in tutto ciò che fa l’esercizio della sua missione, e affidata alla Compagnia di Gesù nella quale, da sant’Ignazio in poi, il desiderio di servire il Signore, la sua Chiesa e gli uomini ci porta lì dove l’uomo sta in causa perché la sua umanità non viene pienamente rispettata. In quanto Università cattolica, pontificia, affidata alla Compagnia di Gesù, non possiamo mai dimenticare di avere questo sguardo largo che non si abitua a niente, che cerca di capire e di pensare la nostra condizione umana e la posta in gioco, e che fa spazio per la parola di quelli e quelle che non stanno qui perché non possono venire … Non è forse questa la logica dell’Incarnazione che si sforza di non dimenticare alcuno, alcuno di quelli e quelle per cui il Verbo si fece carne?
3) Perché, più personalmente, penso che il lavoro universitario deve evitare due rischi: la posizione dall’alto di chi crede di capire e pensare perché crede di sapere … Il vero insegnante è quello che non smette mai di farsi insegnare ciò che non s’impara se non ascoltando e guardando … con questi occhi che sono al contempo quelli dell’intelligenza e del cuore. Il secondo rischio è quello di capire l’università come un luogo accademico solo, e quindi il luogo di un certo accademismo: ai miei occhi, è invece il luogo della “vita dello spirito”, il luogo dove si incrociano gli sguardi, le esperienze e le riflessioni e dove si elabora un pensiero … E’ dunque il luogo di un’esperienza viva … e mi pare allora che possiamo capire perché i grandi cambiamenti e le grandi mutazioni della nostra storia hanno cominciato con il lavoro del pensiero. Pensare porta a desiderare “una terra nuova”, una terra dove “amore e verità s’incontrano, giustizia e pace si baciano” (Ps 85,11).
Sì, siate i molto benvenuti e grazie di stare con noi stasera.