I poveri : un nuovo partner per contrastare…

I poveri : un nuovo partner per contrastare la poverta’ e l’esclusione sociale

di Claudio Calvaruso, pubblicato sul mensile Paneacqua nel marzo 2011

In un nostro articolo precedente abbiamo parlato di un progetto di ricerca ” Per un nuovo sapere sulla povertà” che avrebbe messo insieme intorno ad un tavolo, per confrontarsi sui temi della povertà, rappresentanti delle persone povere, dei volontari, degli operatori sociali dei rappresentanti delle istituzioni e degli esperti.

Il progetto era realizzato congiuntamente dalla Fondazione Luigi Di  Liegro, da ATD-Quarto Mondo e dalla Fondazione Labos.

In questo progetto si era partiti dal presupposto che il sapere dei poveri è un sapere diverso e come tale va rispettato nei suoi contenuti e nella dignità delle persone che ne sono portatrici dal momento che rappresenta un patrimonio di risorse di tutta la nostra società.

Del sapere dei poveri quindi non si può fare a meno e non è possibile certamente ignorarlo quando, come in questo caso, ci si propone di affrontare le tematiche della povertà e dell’esclusione sociale.

Dei diversi risultati prodotti da questa ricerca-azione vorrei rivederne ora in questa sede alcuni tra i più significativi.

Il primo riguarda l’evidenza con cui sono emerse significative differenze tra i saperi delle diverse categorie di persone che hanno partecipato all’iniziativa e la profonda consapevolezza che nessuno di questi saperi, preso singolarmente, avrebbe permesso di raggiungere il benché minimo successo nella lotta alla povertà.

Che si tratti dei volontari affezionati e soddisfatti della qualità dei rapporti umani che riescono a stabilire con i poveri; o che si tratti degli operatori che sembrano conoscere nella loro profondità le cause della povertà e di possederne le chiavi d’uscita con una certezza che e’ almeno pari alla coscienza della loro totale impotenza; o che si tratti dei dirigenti delle istituzioni che lavorano con impegno e dedizione ad una causa che considerano fondamentale e che devono però affrontare con mezzi talmente limitati da dover ammettere di non conoscere, loro malgrado, molto bene i poveri per i quali si impegnano; o che si tratti infine degli esperti di povertà che sanno tutto e di tutto sui poveri e che poi restano però del tutto smarriti quando sentono parlare una persona povera, quasi si venissero a trovare improvvisamente di fronte ad un mondo alieno, un mondo del tutto sconosciuto.

Tutti questi saperi di fatto hanno ammesso esplicitamente i propri limiti ed hanno compreso profondamente il significato dell’ esperienza condotta nei laboratori, dimostrando un interesse reale nei riguardi del sapere dei poveri, ascoltandone con rispetto e discrezione le parole e le considerazioni sulla povertà, lasciando loro lo spazio centrale dell’iniziativa.

Un’altra considerazione da fare riguarda la sostanza dei saperi delle persone povere. Il loro sapere sulle cause, i contenuti e le strategie di contrasto della povertà è un sapere esemplare ed è comune a tutti i partecipanti senza eccezioni e senza differenze neppure sottili. La loro è una consapevolezza del proprio esistere che ci lascia esterefatti e che rende con immediatezza vacui e per finire inutili tutti i nostri saperi, più o meno sofisticati, più o meno efficienti ed essenziali. Le conquiste più avanzate del quadro teorico di contrasto della povertà e dell’esclusione sociale sono compenetrate nel vissuto dei poveri,come ad esempio: la qualità relazionale dei bisogni più importanti dei poveri, il loro dolore per l’ esclusione dalla comunità, il desiderio radicato di partecipazione sociale, la sofferenza per l’invisibilità, la non considerazione della dignità di persona e dei loro diritti.

Quelle che ci sembrano oggi delle conquiste fondamentali del nostro sapere ed operare per i poveri fanno parte naturalmente del loro esistere e sono loro ad esser sorpresi della banalità dei nostri saperi.

Infine un’ultima considerazione vorrei fare che riguarda proprio il percorso di presa di coscienza che l’esperienza di questa iniziativa ha permesso di realizzare alle persone in situazione di povertà. Nel corso della ricerca è stato approfondito il vissuto di queste persone attraverso il racconto delle loro storie di vita, collocando tale racconto volutamente in un momento successivo all’esperienza dei laboratori.

Un elemento particolarmente significativo che emerge allora da questi racconti è il fatto che tutti affermino con determinazione che chi non ha vissuto un’ esperienza di povertà non può capire di cosa si tratti: la povertà viene quindi riconosciuta dagli stessi poveri come un sapere che appartiene solo ai poveri.

In questo senso e alla luce dell’esperienza vissuta nasce quindi tra i poveri una consapevolezza, quella cioè di essere competenti in tema di povertà come degli esperti, anzi che i più esperti in questa materia sono proprio i poveri.È un risultato importante che è stato raggiunto dai poveri grazie alla partecipazione ai laboratori ed al confronto con i diversi saperi degli altri partecipanti.

Forse si tratta allora del risultato più significativo di questo progetto e che di per sé ne giustifica la realizzazione.

Dunque i poveri ci sono in quanto persone attive e sono pronti ad essere associati ad un progetto reale di contrasto della povertà e dell’esclusione sociale. Sono dei poveri ricchi di risorse e di esperienze, fatalmente destinati dalla società al silenzio ed alla dipendenza, ma pronti a prender la parola e trasformarsi in protagonisti attivi coscienti del valore insostituibile per la società del loro sapere sulla povertà.

Con loro ci si può confrontare, costruire un pensiero comune ed armonico, si può lavorare e mettere insieme strategie di intervento. Possiamo aggiungerli al tavolo di lavoro, alla rete di contrasto della povertà e dell’esclusione sociale, rappresentano un partner affidabile anzi essenziale ed irrinunciabile. Il loro sapere è tale da meritare il rispetto e la stima da parte di tutti gli altri saperi e quindi di proporsi come elemento centrale di ogni progetto di riflessione e di azione contro la povertà.