Ai militanti del Quarto Mondo

Il 17 novembre 1977, durante la Festa della Solidarietà organizzata  presso il Palais de la Mutualité a Parigi, per il 20esimo anniversario del Movimento,  padre Joseph Wresinski, fondatore del Movimento lanciava un appello alla solidarietà.  Si indirizzava successivamente allo Stato, ai volontari permanenti, agli alleati e ai militanti del Quarto Mondo.  Ecco la parte indirizzata ai militanti del Quarto Mondo.

AI MILITANTI E AI DELEGATI DEL QUARTO MONDO

 Militanti e delegati del Quarto Mondo, è a voi che mi rivolgo ora. Voi, più di tutti, siete interessati dagli impegni che verranno presi questa sera riguardo a voi e ai vostri bambini. È il vostro rifiuto di una vita senza speranza, il vostro rifiuto di essere considerati responsabili della vostra sofferenza, il vostro rifiuto di essere considerati come inesistenti e inutili, che il Movimento ha ripreso. Infatti che cosa è dunque il Movimento, se non il grido della vostra ribellione, unito a quello della vostra chiamata?

In ogni caso, sapete bene che nessuno vi libererà senza di voi. Avete sperimentato troppe cadute, troppi abbandoni. Sapete che l’altra società non ha né i vostri stessi interessi, né le vostre stesse idee, né i vostri stessi progetti.

È la ragione per cui voi siete i primi garanti della vostra liberazione e sarete i primi responsabili del cambiamento delle vostre vite.

E essere responsabili, per voi, significherà innanzi tutto portare avanti la vostra formazione, la vostra istruzione, riunirvi per riflettere sulla vostra condizione , per pretendere una scuola che sia adeguata ai vostri figli, un lavoro che vi renda indipendenti e che garantisca alle vostre famiglie una vita decente, per pretendere altresì una formazione professionale, così come strumenti culturali e spirituali che siano accessibili a quelli del vostro ambiente.

Per il rispetto delle vostre famiglie, affinché ai vostri figli venga garantito il diritto al vostro amore, venga garantito il diritto di essere cresciuti da voi, per i dieci anni a venire dobbiamo porci come obiettivo che in mezzo a noi non ci siano più analfabeti, che nessun bambino non solo non abbandoni la scuola, ma che nessun bambino fallisca il suo percorso all’interno di essa.

Indubbiamente, per fare ciò abbiamo bisogno degli altri, ma anche noi possiamo dare il nostro contributo: quelli che sanno leggere e scrivere insegnino a leggere e scrivere a chi è loro vicino; ognuno di noi si ritenga responsabile sia della propria formazione professionale, che di quella di tutto il proprio ambiente.

Iscriviamoci alla formazione permanente, iscriviamo i nostri figli più grandi alla Formazione Professionale per Adulti.

Essere responsabili significa anche frequentare le associazioni familiari, le associazioni dei genitori degli studenti, i comitati degli inquilini, i sindacati, i partiti politici. Anche voi avete diritto di lottare per la giustizia, la pace, i diritti dell’essere umano.

Essere responsabili significa partecipare alle lotte fondamentali dell’umanità. In seno a tali lotte, voi sarete alla pari degli altri e potrete portarvi la lotta contro la miseria.

Noi non siamo in grado di fornire grande sapere, non siamo in grado di portare né oro, né argento, ma noi abbiamo ciò che gli altri non hanno e che ci devono riconoscere : la nostra esperienza, la nostra esperienza di esclusione.

Meglio di chiunque altro, sappiamo veramente ciò che significa libertà, avendo noi vissuto sempre sotto tutela e dipendendo da altri.

Noi sappiamo cosa significa non avere uguaglianza, noi che veniamo trattati come esseri inferiori, come inutili parassiti.

Noi che sopportiamo il peso del disprezzo, conosciamo il prezzo dell’onore di essere considerati persone.

Noi abbiamo sperimentato tutto ciò che umilia e fa soffrire una persona, una famiglia, un gruppo sociale, e se ci uniremo ad altre lotte, sarà per attirare l’attenzione su coloro che sperimentano l’ultimo stadio di sofferenza, di oppressione, di sventura e di disperazione.

 

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